Se il Salento viene solo “sfiorato” dal luxury travel…

Ancora una volta l’hotellerie di lusso sceglie la Puglia.

È dei giorni scorsi la notizia che la Belmond, prestigiosa catena mondiale che fa parte della LVMH, multinazionale francese leader mondiale dei prodotti di alta qualità, abbia acquistato una masseria a Ostuni. Una notizia, questa, che si collega ad un altro investimento, sempre fatto nella “Città Bianca”, stavolta da parte di Four Seasons Hotels and Resorts che, insieme a Omnam Group, ha annunciato l’apertura di un nuovo resort.

Un’ulteriore conferma della vocazione “luxury” che, negli ultimi anni, ha ridisegnato il volto dell’ospitalità nell’area brindisina, rendendola meta esclusiva e straordinario punto di riferimento per viaggiatori non proprio “commoner”, sia per i viaggi leisure che per il wedding.

Vip, campioni sportivi, magnati dell’industria e della finanza, volti noti e firme della moda, tanto per citare alcune “categorie”, hanno dimostrato di apprezzare la ricettività pugliese top level, e il flusso di ospiti blasonati che continua a sceglierla come buen retiro è ben lontano dall’esaurirsi.

Per noi professionisti del settore è un orgoglio avere conferma di quanto sia apprezzata la nostra regione da parte di viaggiatori d’élite, ma la domanda sorge spontanea: questi investimenti a tanti zeri perché vengono fatti solo in quella zona? Cosa manca, da noi, per poterci allineare con la realtà ostunese e, più in generale con quella a nord di Brindisi?

Abbiamo voluto confrontarci chiedendo un parere ad Andrea De Carlo, Segretario ed associato Alea, vista la sua lunga permanenza nel Gruppo San Domenico Hotels di proprietà della Famiglia Melpignano, nonché il gruppo che di fatto è stato pioniere nel segmento luxury.

Cosa ne pensi di queste aperture e dell’arrivo di questi grandi gruppi?

Non sono sorpreso, dopo l’arrivo di Rocco Forte nel 2019 con l’acquisizione di Torre Maizza. Personalmente non sono felicissimo, nonostante la ricaduta economica e lavorativa per il territorio. Mi spiego: queste grandi aziende pensano molto ai numeri, giustamente, tralasciando alcuni aspetti importanti come il legame con il territorio ed il suo benessere, anche in termini di risorse umane provenienti dal territorio stesso. Inoltre, il target di riferimento è decisamente “pigro” specie se pensiamo alla capacità di spesa, in quanto questo target porta fuori dalle strutture una piccola percentuale dell’importo totale del soggiorno. Ancora, ma questo è una mia visione forse troppo estrema, preferisco l’unicità delle Masserie e delle “gestioni” nostrane che, giornalmente, mettono anima e cuore professando un’ospitalità pugliese autentica, non fatta solo di muri imbiancati a calce.

Tornando al punto iniziale, quindi, meglio non avere grandi gruppi in Salento?

 Assolutamente no, anzi, e lo dico pensando all’indotto!
Queste notizie però mi fanno pensare e spesso mi sono chiesto perché questi gruppi non scelgano il Salento: penso non dipenda dalla situazione attuale, quindi dall’esistenza di un distretto luxury come quello della Valle D’Itria, ad oggi valore indiscusso, bensì dal fatto che nessuno qui in Salento ha mai davvero investito in questo target perseverando. Penso alla mia città e non trovo una struttura che si avvicini agli standard che ho toccato con mano nelle mia esperienza in Masseria San Domenico, una scuola per me, dopo tante altre esperienze.
E’ risaputo che per avere risultati con questo target si deve lavorare tanto investendo in servizio, personale, comunicazione tramite costose fiere dedicate e pubbliche relazioni, non basta fare un investimento nel “mattone”, fosse solo questo forse qualche esempio potremmo averlo anche qui; anche quest’ultimo mio pensiero personale lo esprimo per esperienza diretta, avendo toccato con mano diverse strutture orientate al target luxury, ahimè solo nelle idee e nelle speranze.

Andrea e Alessandra di Palazzo Belsanti

Ti chiedo, per concludere, se almeno a Lecce possiamo auspicare una determinata clientela.

Si, assolutamente!
Nel mio piccolo, da umilissimo B&B (www.palazzobelsanti.it ndr) con alla base però molti di quegli standard Small Leading Hotels of the World di cui accennavo prima, ho avuto la fortuna di ospitare sia per via di alcuni eventi cittadini, sia in maniera del tutto inaspettata, alcuni personaggi famosi italiani, ma anche stranieri, che hanno confermato quello che dicevo poco fa: il luogo e la struttura contano, ma in una regione autentica come la nostra, è fondamentale l’approccio e la genuinità con cui si fa ospitalità.

L’ospite non è un bancomat, bensì un viaggiatore predisposto a spendere per dei servizi che valgono tanto quanto si propone, o magari qualcosa in più: quel plus quasi sempre non risiede nel prodotto che mettiamo in camera bensì nell’ospitalità di chi ti accoglie.

Infine, con sorpresa e felicità, vedo che silenziosamente Lecce sta attirando iniziative legate all’arte, segnale che il contorno di attività per questo target sta nascendo, ma servirà a poco se noi operatori non ci si formiamo a dovere, se l’amministrazione comunale non avvia immediatamente un piano per il turismo e se non si smette di investire nel turismo senza le dovute professionalità, personali o di chi lavora nel nostro mondo.

Il ritorno negativo investirebbe tutti, non solo il singolo professionalmente impreparato.

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